16 set 2007
Ethio-Jazz: una breve storia.
Portato alla ribalta dal successo della pellicola di Jim Jarmusch “Broken Flowers”, il fenomeno ethio – jazz costituisce, per gli appassionati di jazz (e più in genere per gli amanti di suoni “eterodossi”) che si avvicinano per la prima volta a questo genere, una sorprendente novità.
L'integrazione fra la musica tradizionale etiope, con le sue melodie basate sulla scala pentatonica della tradizione africana, ed il jazz, con la scala a 12 tonalità tipica della cultura musicale occidentale, produce, per l'orecchio dell'ascoltatore occidentale, un effetto inquietante, straniante, ed esotico, simile ad una sensazione di trance, proprio perchè le melodie si inseriscono sui familiari ritmi ed armonie jazz e latin.
Concorre, sicuramente, a creare tale effetto l'utilizzo - da parte degli artisti etiopi - oltre che degli strumenti tipici della musica jazz (piano, chitarra,batteria, basso, vibrafono) anche di quelli della tradizione locale come ad esempio, il masenqo, il washint, il kebero e l'atamo.
La nascita di questo “nuovo” genere la si deve all'etichetta etiope - fondata negli anni sessanta da Amha Ashetè - "Ahma records" che, tra il 1969 ed il 1975 (durante la fine del regno dell'Imperatore Haile Sellassie) produsse oltre cento singoli e 12 Lp di jazzisti locali, tra cui Alemayehu Eshete, Mahmoud Ahmed, Tilahun Gessesse e l'ormai famosissimo Mulatu Astatke .
Prima dell'Ahma le uniche registrazioni mai effettuate in terra etiope risalivano al periodo dell'occupazione italiana (1935-1941), effettuate per mano di alcuni ricercatori italiani, aiutati da Saleh Ahmed Kékiya, un ricco mercante di Addis Abeba oltre che le registrazioni dei brani in onore dell'Imperatore Haile Sellasie, dopo la liberazione dagli invasori italiani del suolo etiope, tutte su 78 giri.
Tuttavia si trattava solo ed esclusivamente di musica tradizionale.
In particolare, fino alla metà degli anni 60, la musica come le altre espressioni culturali, erano sotto il totale controllo del governo e le uniche occasioni per ascoltare musica erano i concerti della banda della Guardia dell'Imperatore, della Polizia o dell'Esercito. Anche se, gradualmente, al fianco di queste band istituzionali, iniziarono a nascere gruppi jazz o di musica leggera capitanati da maestri stranieri, come l'austriaco Franz Zelwecker o l'armeno Nersès Nalbandian, figura chiave nella scena musicale etiope sin dagli anni '30.
Come nel resto del mondo, per l'Etiopia gli anni '60 furono gli anni della modernità postbellica. Cominciarono violentemente, con il tentato colpo di stato del dicembre 1960.
La guardia imperiale e molti musicisti che componevano la banda imperiale furono gravemente implicati nel tentato golpe.
Dopo questo ammonimento, la monarchia cominciò a liberare le maglie, mostrando un approccio più progressista nei confronti della società.
Addis Abeba capitale, ed unica metropoli, di un impero molto centralizzato, divenne la città centrale dell' ”audacia” portata dai "tempi moderni".
La musica ed il divertimento ad essa connesso divennero parte integrante dello spirito cittadino.
Il mercante armeno Garbis Haygazian iniziò ad importare quello che era un emblema della modernità: il registratore a nastro.
Ed ebbe anche l'idea di registrare le esibizioni delle band e dei cantanti locali per poi vendere i relativi nastri.
Inizialmente rivolti alla nobilità ed al ceto più benestatante, questi jukebox improvvisati cominciarono a diffondersi anche in ambiente borghese tra bar e cabarets.
Come dappertutto, in questo periodo di intensa emancipazione, fiorì la vita notturna.
Aprirono numerosi hotels e nightclubs che esibivano le loro bands, inizialmente reclutate fra i musicisti delle band istituzionali, che ben presto divennero musicisti indipendenti come effetto della liberalizzazione sociale ed economica.
Per una volta in sintonia col resto del mondo, la “swingin' Addis” acquisì i costumi delle altre metropoli del mondo occidentale: minigonne, acconciature afro, pantaloni a vita bassa ed anche pillole illegali cominciarono a girare fra i giovani abitanti della Città.
E fu proprio in questo periodo che Amha Ashetè decise di fondare la sua etichetta indipendente Ahma records.
Tutto questo finì nel 1974, a causa della presa del potere da parte della brutale giunta militare chiamata DERG.
La "golden age" aveva i giorni contati ed il paese si risvegliò ben presto, soffocato da un un nuovo regime, con un pesante clima di repressione.
Il coprifuoco mise fine alla vita notturna e nessuno avrebbe mai immaginato che ciò sarebbe durato per 18 anni, sino alla fine della dittatura militare.
Come ogni altro settore della vita sociale, la musica si estinse e così nel 1978 scomparvero completamente tutte le etichette indipendenti.
Solo nei primi anni '90 l'ethio jazz torna alla vita, grazie all'opera di diffusione del collezionista e produttore francese Françis Falceto, titolare della Budha Musique, che ha iniziato a ristampare, in una fortunata serie chiamata “Ethiopiques”, queste produzioni con le loro sorprendenti ed innovative sonorità.
(Fonti: http://ethiopiques.calabashmusic.com/, www.wikipedia.com)
Clicca qui per ascoltare l'intervista a Francis Falceto (solo in inglese)
Ascolta campioni di brani dalla serie ethiopiques / Listen samples from ethiopiques series:
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3 commenti:
capolavoro frankie cartier...il prox articolo deve essere sull'orquestre poly-rhytmo de cotonou
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