1 nov 2007
LA FONDAZIONE CARTIER POUR L'ART CONTEMPORAIN presenta...
La fondazione Cartier pour l'art contemporain è lieta di presentarvi in anteprima assoluta mondiale il video mai realizzato del brano, mega hit in louisiana nel 1961, "It's your voodoo workin'" di Charles mad dog Sheffeld, misconosciuto artista della zona di L.A.
Pubblicato su Excello e registrato presso i Crowley Studios il pezzo in questione è la sintesi perfetta tra negro groove e magia nera: in una parola un capolavoro.
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16 set 2007
Ethio-Jazz: una breve storia.
Portato alla ribalta dal successo della pellicola di Jim Jarmusch “Broken Flowers”, il fenomeno ethio – jazz costituisce, per gli appassionati di jazz (e più in genere per gli amanti di suoni “eterodossi”) che si avvicinano per la prima volta a questo genere, una sorprendente novità.
L'integrazione fra la musica tradizionale etiope, con le sue melodie basate sulla scala pentatonica della tradizione africana, ed il jazz, con la scala a 12 tonalità tipica della cultura musicale occidentale, produce, per l'orecchio dell'ascoltatore occidentale, un effetto inquietante, straniante, ed esotico, simile ad una sensazione di trance, proprio perchè le melodie si inseriscono sui familiari ritmi ed armonie jazz e latin.
Concorre, sicuramente, a creare tale effetto l'utilizzo - da parte degli artisti etiopi - oltre che degli strumenti tipici della musica jazz (piano, chitarra,batteria, basso, vibrafono) anche di quelli della tradizione locale come ad esempio, il masenqo, il washint, il kebero e l'atamo.
La nascita di questo “nuovo” genere la si deve all'etichetta etiope - fondata negli anni sessanta da Amha Ashetè - "Ahma records" che, tra il 1969 ed il 1975 (durante la fine del regno dell'Imperatore Haile Sellassie) produsse oltre cento singoli e 12 Lp di jazzisti locali, tra cui Alemayehu Eshete, Mahmoud Ahmed, Tilahun Gessesse e l'ormai famosissimo Mulatu Astatke .
Prima dell'Ahma le uniche registrazioni mai effettuate in terra etiope risalivano al periodo dell'occupazione italiana (1935-1941), effettuate per mano di alcuni ricercatori italiani, aiutati da Saleh Ahmed Kékiya, un ricco mercante di Addis Abeba oltre che le registrazioni dei brani in onore dell'Imperatore Haile Sellasie, dopo la liberazione dagli invasori italiani del suolo etiope, tutte su 78 giri.
Tuttavia si trattava solo ed esclusivamente di musica tradizionale.
In particolare, fino alla metà degli anni 60, la musica come le altre espressioni culturali, erano sotto il totale controllo del governo e le uniche occasioni per ascoltare musica erano i concerti della banda della Guardia dell'Imperatore, della Polizia o dell'Esercito. Anche se, gradualmente, al fianco di queste band istituzionali, iniziarono a nascere gruppi jazz o di musica leggera capitanati da maestri stranieri, come l'austriaco Franz Zelwecker o l'armeno Nersès Nalbandian, figura chiave nella scena musicale etiope sin dagli anni '30.
Come nel resto del mondo, per l'Etiopia gli anni '60 furono gli anni della modernità postbellica. Cominciarono violentemente, con il tentato colpo di stato del dicembre 1960.
La guardia imperiale e molti musicisti che componevano la banda imperiale furono gravemente implicati nel tentato golpe.
Dopo questo ammonimento, la monarchia cominciò a liberare le maglie, mostrando un approccio più progressista nei confronti della società.
Addis Abeba capitale, ed unica metropoli, di un impero molto centralizzato, divenne la città centrale dell' ”audacia” portata dai "tempi moderni".
La musica ed il divertimento ad essa connesso divennero parte integrante dello spirito cittadino.
Il mercante armeno Garbis Haygazian iniziò ad importare quello che era un emblema della modernità: il registratore a nastro.
Ed ebbe anche l'idea di registrare le esibizioni delle band e dei cantanti locali per poi vendere i relativi nastri.
Inizialmente rivolti alla nobilità ed al ceto più benestatante, questi jukebox improvvisati cominciarono a diffondersi anche in ambiente borghese tra bar e cabarets.
Come dappertutto, in questo periodo di intensa emancipazione, fiorì la vita notturna.
Aprirono numerosi hotels e nightclubs che esibivano le loro bands, inizialmente reclutate fra i musicisti delle band istituzionali, che ben presto divennero musicisti indipendenti come effetto della liberalizzazione sociale ed economica.
Per una volta in sintonia col resto del mondo, la “swingin' Addis” acquisì i costumi delle altre metropoli del mondo occidentale: minigonne, acconciature afro, pantaloni a vita bassa ed anche pillole illegali cominciarono a girare fra i giovani abitanti della Città.
E fu proprio in questo periodo che Amha Ashetè decise di fondare la sua etichetta indipendente Ahma records.
Tutto questo finì nel 1974, a causa della presa del potere da parte della brutale giunta militare chiamata DERG.
La "golden age" aveva i giorni contati ed il paese si risvegliò ben presto, soffocato da un un nuovo regime, con un pesante clima di repressione.
Il coprifuoco mise fine alla vita notturna e nessuno avrebbe mai immaginato che ciò sarebbe durato per 18 anni, sino alla fine della dittatura militare.
Come ogni altro settore della vita sociale, la musica si estinse e così nel 1978 scomparvero completamente tutte le etichette indipendenti.
Solo nei primi anni '90 l'ethio jazz torna alla vita, grazie all'opera di diffusione del collezionista e produttore francese Françis Falceto, titolare della Budha Musique, che ha iniziato a ristampare, in una fortunata serie chiamata “Ethiopiques”, queste produzioni con le loro sorprendenti ed innovative sonorità.
(Fonti: http://ethiopiques.calabashmusic.com/, www.wikipedia.com)
Clicca qui per ascoltare l'intervista a Francis Falceto (solo in inglese)
Ascolta campioni di brani dalla serie ethiopiques / Listen samples from ethiopiques series:
27 lug 2007
18 lug 2007
La leggenda dell'aloha shirt
"In me vivono due uomini: il saggio guarda il folle agire" Alexandre Dumas
"In me vivono due uomini: il folle guarda il saggio agire" Franco Cartiere
I pionieri dell'Oregon che giungevano in California erano soliti indossare la caratteristica “camicia delle mille miglia”, una casacca molto resistente portata fuori dai pantaloni. Quando alcuni di loro si spinsero dalla California alle Hawaii, l'insolita divisa sarebbe sbarcata nei mari del Sud. Era molto colorata e i cinesi – i primi immigrati nelle Hawaii, insieme ai giapponesi – se ne sarebbero subito appropriati. Dal canto loro i missionari protestanti avevano sempre preteso che i nativi indossassero indumenti adeguati sia nella vita di società che durante i lavori nelle piantagioni. Nasceva così il “palaka” una camicia di stoffa colorata che veniva indossata nei campi e che avrebbe anticipato la caratterstica “Aloha shirt”. I disegni assomigliavano a quelli tradizionali delle stoffe di tapa, tipico tessuto delle isole del Pacifico, molto resistente, destinato a numerosi impieghi e ottenuto dalle cortecce di determinati alberi, tra cui il gelso. Veniva, infatti, utilizzato come indumento ma anche come oggetto di decorazione; era sfoggiato in occasione di nascite, morti, cerimonie di guerra e di pace. Veniva anche impiegato durante matrimoni per rendere omaggio alle divinità.
I motivi erano dipinti a mano e riprodotti con uno stampino. Le tinte erano vegetali e conservavano a lungo lucentezza e brillantezza.
Rispetto alle camicie hawaiane che tutti conoscono i disegni originari erano meno floreali e più geometrici. Già alla fine degli anni dieci alcuni commercianti avevano cominciato a produrre camicie colorate su ordinazione. A queste si erano subito interessati i militari di stanza alle Hawaii e i primi turisti che avevano cominciato ad affollare alberghi appena inaugurati come il Royal Hawaiian. Poi, nel 1921, la Wong's Products fu la prima ad immettere sul mercato locale alcuni modelli di “palaka”. Cominciavano ad imporsi piccoli sarti come Musa- Shiya o designer quali Elsie Das (della Hawaiian Originals), al cui intuito si deve la nascita della camicia che tutti conosciamo. Seta, cotone ed in seguito rayon erano i tessuti più utilizzati. Sugli indumenti venivano riprodotti paradisi tropicali . Le stoffe si riempivano di palme, vulcani, uccelli del paradiso , leggende della mitologia Hawaiana e storie più recenti.
Le stampe dell'albero di prugna e del pino rappresentavano vita lunga, buona fortuna ed il successo. Le immagini della tigre simbolizzavano la resistenza ed il coraggio.
Le stampe inizialmente sono state intese per gli interni domestici ma presto furono trasformate in vestiti. Elsie Das progettò le stampe botaniche di piante, ibisco, alberi del pane.
Ethel Chun Lum progettò le camicie vendute da suo fratello Ellery Chun al suo deposito, di vestiti di King-Smith.
Ellery Chun fu la prima persona a registrare ufficialmente l' Aloha shirt.
I fornitori dell'indumento, compreso Kamehameha e Branfleet (più tardi conosciuto come Kahala), che inizialmente ha prodotto le camicie Aloha con i motivi asiatici nelle loro fabbriche a metà degli anni '30, cominciarono ad incaricare i disegni dagli artisti locali.
Presto, gli ospiti ed i locali iniziarono ad indossare queste camicie con alberi di cocco, e le varietà infinite di fiori, di uccelli e di pesci tropicali colorate.
Le camicie erano per lo più prodotte su ordinazione, destinate agli abitanti più abbienti delle Hawaii e spesso utilizzate in occasione di matrimoni.
Solo nel 1939, grazie alla Hawain Products Week, la settimana dei prodotti Hawaiani, l'indumento avrebbe cominciato ad affermarsi fra gli abitanti dell'arcipelago. Infine, con l'aumento del numero dei militari americani nel Pacifico e con il popolo dei turisti a caccia di souvenir esotici, la camicia hawaiana sarebbe divenuta un bene di consumo sempre più richiesto. Con l'avvento della seconda guerra mondiale i militari divennero il principale referente commerciale dei camiciai del luogo e le camicie si trasformeranno in una eloquente risposta al grigiore delle uniformi e al mesto spirito del tempo. I militari sfoggiavano le camicie hawaiiane durante la licenza, in patria, e durante la libera uscita alimentando in questo modo fantasie di mondi e culture esotiche.
Duke Kahamamoku, il surfer più noto delle Hawaii e campione olimpico di nuoto, è stato il promotore più grande della camicia di Aloha.
Duke ha persino avuto una sua linea delle camicie, oggi ambitissime dai collezionisti.
Ben presto la aloha shirt fu adottata da famose stelle del cinema dei fifties come Montgomery Cliff, e Frank Sinatra. In particolare il successo fu decretato grazie alla pellicola del 1953 “ From Here to Eternity “ (Da qui all'eternità) con Burt Lancaster, Frank Sinatra ed Ernest Borgnine.
In seguito il culto dell'aloha shirt è stato rinverdito da Tom Sellek nella serie Magnum p.i. oltre che da Homer Simpson in sua celebre puntata della serie “I simpson”.
fonti: Mondo exotica di f.adinolfi edito da einaudi; weird internet pages randomly found
2 lug 2007
Gimmy il fenomeno presents: Anche tu puoi vivere una vita da mediocre !!
Jimmy è il mio personal coach, maestro di vita e di diggin'
Ecco in anteprima i suoi consigli di vita per me e per voi tutti:
- ignora la gente. chi ha bisogno di loro ? `
- non fissare obiettivi, a che serve ?
- smetti di leggere
- non progettare niente, tutti sappiamo che le cose accadono
- dormi di più . il lavoro sarà ancora li quando finalmente ti alzerai
- lascia stare la gente deprimente
- ignora la tua salute
- incolpa gli altri dei tuoi problemi
- ricorda che il mondo ti deve qualcosa
- arrenditi quando le cose si fanno dure
- non provare nulla di nuovo e critica chiunque lo fa
- non viaggiare. ci sono tanti tipi strani lì fuori
- ascolta i tuoi critici e poi scoraggiati
- dici a te stesso che non puoi farcela
- compra ogni dispositivo inutile che vedi. puoi mai fare a mendo dei coltelli ginzu?
- abbi sempre paura di fallire
- guarda molta TV . contribuirà a sviluppare il tuo senso di apatia
- non chiedere mai consiglio. chi è più furbo di te ?
- non credere mai in qualche cosa. non avere alcuna passione
- sii sempre indeciso. non lasciare che chiunque sappia cosa realmente pensi
25 giu 2007
Harvey & Elwood P.Dowd
Uno dei film più influenti, a mi avviso, è un (oramai) misconosciuta pellicola del 1950: Harvey. Il protagonista si chiama Elwood P. Dowd ed è interpretato da James Stewart. Mister E. P. Dowd è il solo a vedere Harvey, un coniglione bianco alto quasi 2 metri, del quale è compagno inseparabile. Questa stranezza lo rende inviso a tutti i benpensanti, a cominciare dalla sorella e dalla figlia di questa, che occupano però la casa di proprietà del fratello e zio che ha ereditato tutto dalla madre.
Questa dolce, innocua follia spinge le due megere a far rinchiudere il povero Elwood in un manicomio con l'intenzione di fargli praticare dei farmaci per trattare questa allucinazione.
Credo che la pellicola rappresenti una salutare pillola da assumere per riconsiderare il nostro comportamento nel mondo.
Mr. Elwood sembra che non abbia alcun lavoro tranne quello di andare in giro con il suo compare dalle lunghe orecchie, recandosi di preferenza nei bar dove trascorrono la maggior parte del tempo bevendo Martini cocktails.
L'altra attività di Mr. Elwood è quella di dare retta a chiunque e di interessarsi con affetto ai problemi e alla vita degli altri, con particolari preferenze verso i barboni, le persone semplici ed anche ex- galeotti.
E infatti alla fetta di umanità più sofferente prediletta da Elwood la stramberia del coniglio risulta molto più facile da gestire e accettare. Non accade lo stesso invece per la sorella e sopratutto per la nipote le quali temono di essere emarginate da parte della borghesia che frequentano a causa di questo zio indegno
A un certo punto del film Stewart definisce chiaramente Harvey come un pooka, che è un nome celtico mitologico, riferito a spiriti buoni sotto forma animale, sempre molto grandi che appaiono in luoghi diversi di tanto in tanto, ora all'uno ora all'altro umano; sono creature maliziose ma benigne, amantissime del bere e dei pazzi.
Lentamente in questa deliziosa commedia degli equivoci, non si capisce più chi siano i pazzi perchè ciascuno esprime la propria follia personale. Capita quindi che la sorella sia rinchiusa nel manicomio perchè appare ai medici più squinternata del fratello, che viene lasciato libero. Così potrà invitare tutti da Charlie, il suo bar abituale, compreso il guardiano del manicomio non prima di averlo munito della sua carta da visita ed essersi attardato e complimentato con lui per l'invenzione del cancello semiautomatico del manicomio.
Se hai abbandonato la tua follia e la tua aperutura mentale non rivedrai mai il tuo coniglione.
Ora, cliccando sul link, un pò di musica per ritrovare quella sana allucinazione smarrita.
E che il coniglione ti accompagni sempre....
http://soundpedia.com/music/MDAzNjYzMQ==/Playlist/1/listen.html